Intervista con Wisrah Villefort

Giacomo Pigliapoco

L’opera DOORS è un audio, solo uno dei mezzi che utilizzi per le tue opere. Qual è il tuo rapporto tra materia tangibile e intangibile?

Wisrah Villefort

Il mio approccio al suono è scultoreo e, oltre alle sue proprietà fisiche, lo percepisco come un elemento tangibile. Potremmo pensare a come l’energia di un’onda sonora influenzi la materia che la circonda, per dire che la relazione tra i mezzi con cui lavoro è di tipo materiale.

GP

La tua pratica si avvicina al concetto di updated conceptualism, un termine coniato dal critico e curatore Cédric Fauq che identifica la pratica degli artisti BIPOC legati alla giustizia sociale, ma che rifiutano di esibire le aspettative occidentali sull’ appartenenza etnica quando esplorano questi temi. DOORS è un esempio di questo concetto?

WV

Sì probabilmente DOORS è proprio questo.

GP

Le parole dell’audio ricordano il testo di Bring Me to Life degli Evanescence. Qual è il motivo della scelta di questa canzone?

WV

La scelta è stata intuitiva. Innanzitutto, sapevo di voler fare un pezzo sonoro in cui piangevo. Poi mi è venuta in mente questa canzone in particolare e ho capito che era quella giusta.

GP

Il pianto e il lamento non sono solo uno sfogo della persona ma anche antropologicamente, come racconta Ernesto De Martino, un rito. Che valore ha per te il pianto?

WV

Per l’opera in particolare, ho voluto creare un pezzo che piangesse per poter perdere un po’ di controllo sulla mia voce che narra un testo. A livello personale, non ho potuto piangere per circa sette anni, quindi il lavoro ha anche a che fare con le mie capacità fisiche e mentali in questo momento.

GP

Ci troviamo incollati agli schermi ogni giorno, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, sia per lavoro che per tempo libero, per vita privata e per necessità. DOORS è interpretabile come una sliding door che fornisce la tua personale via d’uscita da questa condizione sociale impregnata di digitale?

WV

In tutti i miei lavori, accanto a una pratica basata sulla ricerca, c’è anche l’intenzione che il pubblico vi si avvicini con le proprie narrazioni. Quindi, anche quando un’interpretazione non corrisponde a ciò che sto indagando, si spera che ci sia spazio anche per altre interpretazioni.